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Le intercettazioni e il dilemma delle prove provate.

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di Sara Palazzotti | 3 Aprile 2015


Intercettazioni, sì o no? – Leggo oggi la notizia delle esternazioni del magistrato Carlo Nordio a proposito delle intercettazioni quale strumento di prova giudiziaria e vi dirò di seguito qualcosa di quello che penso al riguardo.

prova provataTutte le possibilità di manipolazione elencate nell’articolo sono esatte, ma non sono d’accordo con le conclusioni.

Tutto può essere strumentalizzato, anche le “prove” classiche, o perfino le moderne prove del DNA (che può essere portato su un luogo di delitto per incastrare volutamente qualcuno). Quello che serve è l’onesta di chi lavora nella polizia e nella magistratura.

Ad esempio: anche chi fa un pedinamento può riferire menzogne, alterare le informazioni per danneggiare qualcuno; anche i rapporti di come vanno i fatti possono essere falsificati ed è tanto facile, e anche più, quanto per le intercettazioni.

L’equivoco è frutto di una sopravvalutazione delle prove per testimonianza e della risoluzione artificiosa del dilemma della verifica di veridicità con l’attribuzione di un maggior peso alle testimonianze dei “pubblici ufficiali”, o alle testimonianze numericamente maggiori, per cui è solo con un artificio, e per l’abitudine, che la prova non-audio-registrata sembra più provata, più valida e meno manipolabile (in realtà lo è molto di più).

Può anche capitare che sia proprio la registrazione audio a scagionare l’ingiustamente accusato di qualche inadempimento. Infatti, nel nostro sistema giudiziario, 2 o più persone, che si mettano d’accordo sulle testimonianze, sono in grado di “mandarne in galera” un’altra per testimonianza verbale.

Non è un metodo che ci fornisce la soluzione di giustizia. La prova non deve essere esaltata di per sé. E domandiamoci una cosa: se è difettosa, o manipolabile, una registrazione audio, quanto lo sono le testimonianze verbali? E, al contrario delle audioregistrazioni, queste non sono sottoponibili ad alcuna perizia di verifica di veridicità.

Quello che serve è quello che ho già detto sopra: l’onesta dei “pubblici ufficiali”, degli addetti alla polizia, dei magistrati, ecc. Onestà che è supposta e legittimata per legge, con l’attribuzione di un maggior valore giuridico, ma che non sempre risponde a verità. Non di rado si scopre la corruzione dei pubblici ufficiali e la corruzione dei sistemi di selezione e assunzione degli stessi, fatto che contamina come un virus tutto il sistema giudiziario; e ancora una volta si usa un artificio legale per risolvere falsamente un problema.

Filosofia: alla fine si tratta di risolvere il problema di cui era già consapevole Platone, e che dopo circa 2500 anni rimane irrisolto: la fortezza e la pulizia dei guardiani.

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