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Petaloso, riflessioni sul virale demenziale

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di Sara Palazzotti | 28 Febbraio 2016


Diciamolo, questo evento virale del “petaloso” è ridicolo, addirittura penoso. Però, può essere occasione per riflettere su come riescono a dirigere l’attenzione di massa su sciocchezze.

Ricordiamo che cosa è accaduto il giorno 26 febbraio 2016, per chi non lo sa, ma penso che tutti lo sappiano dato che tutti i media ne hanno parlato, a mo’ di bombardamento informativo. C’è da domandarsi quanto questa velocissima diffusione di informazione sia casuale e quanto organizzata.

IL FATTO

Un giorno qualsiasi dell’anno corrente ((L’Accademia della Crusca risponde al bimbo che ha inventato «petaloso» – Il secolo XIX)), una maestrina di provincia, tale Margherita Aurora, trova nel tema di un suo scolaro – che casualmente si chiama Matteo, come il premier – una parola, “petaloso“, un aggettivo per descrivere le margherite. Invece di segnare l’errore, la maestrina ha un colpo di genio e pensa di chiedere il parere all’Accademia della Crusca (istituto nazionale per la salvaguardia e lo studio della lingua italiana). L’Accademia della Crusca cosa fa? Risponde, così:

«Caro Matteo, la parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano come sono usate parole nello stesso modo. La tua parola è bella e chiara, ma come fa una nuova parola a entrare nel vocabolario?»
«Una parola entra nel vocabolario se tante persone la usano e la capiscono e tante persone cominceranno a dire e scrivere “Com’è petaloso questo fiore!” o come suggerisci tu “Le margherite sono fiori petalosi, mentre i papaveri non sono molto petalosi”. Non sono gli studiosi a decidere quali parole nuove sono belle o brutte, utili o inutili. Quando una parola nuova è sulla bocca di tutti (o di tanti) allora lo studioso capisce che quella parola è diventata una parola come le altre e la mette nel vocabolario».

Avrei qualcosa da dire alla Crusca riguardo al canone che dice di utilizzare per valutare le parole, ma per ora lasciamo stare, vorrei riflettere sul fenomeno mediatico.

IL CONTESTO

Pensiamoci: mentre siamo in un momento molto difficile (economicamente, politicamente, socialmente) tutti i media parlano di questa sciocchezza del “petaloso”, grazie al supporto di un ente, un tempo autorevole, come l’Accademia della Crusca, che forse oggi dobbiamo tristemente concludere essere decaduta.

L’EVENTO

In pochi minuti, dicono, che #petaloso è diventato, spontaneamente, trend su Twitter… suvvia… ma chi ci crede? Va be’ che su twitter le sciocchezze volano, ma, insomma, vorrete mica che si creda ancora agli eventi virali spontanei e rapidissimi in rete (tipo quelli delle primavere arabe partite dal web)?

Personalmente ho il sospetto che sia tutto organizzato, ma sicuramente mi sbaglio: è normale che, se un bambino scrive “usate questa parola”, migliaia e milioni di persone comincino a far girare il messaggio e in pochi minuti diventi virale, sì, sì, sì, ci crediamo!

CONCLUSIONE

Direi che si tratta, almeno, di perdite di tempo fetose in discussioni su sciocchezze. Che, tuttavia, non sono solo sciocchezze, sono qualcosa di peggio, qualcosa che demolisce l’autostima collettiva e individuale di un popolo e che va a colpire in particolare le nuove generazioni.

Esagero? Non direi. Se esiste l’Accademia della Crusca è proprio perché si sa quanto è importante la lingua. Ed è importante sul piano sociologico e anche neurale. Mi metto nei panni di milioni di bambini che dicono ogni giorno parole inventate, magari anche più interessanti e originali del “petaloso“, ma vedono portato alla fama questo bambino (sia chiaro, con tutto il rispetto per il bambino che è solo usato per questa operazione mediatica ridicola), scelto non si sa come. Forse perché si chiama Matteo, per omonimia con il premier? Forse perché la maestra si chiama Margherita Aurora (nome simbolico). Forse, perché ha detto una parola infantile ma anche banale, ridicola? In tono, del resto, con tutto l’ecosistema attuale italico.

Mi domando: che insegnamenti sono questi?

Peggio di quelli del passato. Invece di migliorare andiamo all’indietro. Evidentemente, non sono ancora soddisfatti delle petalose rottamazioni che hanno combinato. Ormai, veramente, c’è solo da vergognarsi a dire di essere italiano. E poverini questi bambini che crescono con questi pessimi insegnamenti.

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