Ordine nel disordine: schemi anche nel caos
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Quando si parla di caos, la prima immagine che viene in mente è qualcosa di scomposto e senza alcuna regola. In realtà, nel caos c'è una strana forma di ordine. Schemi che si ripetono, anche se non esattamente nello stesso modo.
E allora la domanda diventa: perché, anche nel disordine, ci sono strutture?

Non tutto quello che si ripete è prevedibile
Partiamo da qui: ripetizione non significa prevedibilità. Uno schema può presentarsi molte volte, in forme simili, senza essere identico e senza essere sempre controllabile.
Nel caos classico, per esempio, i sistemi sono estremamente sensibili alle condizioni iniziali. Piccolissimi cambiamenti possono portare a risultati completamente diversi. Ma questo non significa che non ci sia struttura. Anzi, ci sono regioni dello spazio delle possibilità che il sistema continua a visitare. E lo fa con una frequenza riconoscibile.
Queste “zone di attrazione” sono spesso visibili nei grafici: sono le forme strane, ma coerenti, che compaiono nei diagrammi dinamici — come il famoso attrattore di Lorenz, a forma di farfalla.
Gli schemi del caos: simili, non uguali
Nel linguaggio della fisica, questi comportamenti ricorrenti sono legati a strutture frattali e attrattori strani. Il sistema non torna mai esattamente nello stesso punto, ma segue percorsi simili, guidati da geometrie nascoste.
È come ascoltare un tema musicale con variazioni: riconosci il motivo, anche se ogni esecuzione è diversa. Oppure come camminare in un bosco seguendo un sentiero che gira sempre intorno agli stessi alberi, ma ogni volta con piccole deviazioni. Non stai tornando al punto di partenza, ma c’è una regola nella tua traiettoria.
E nel mondo quantistico?
Anche nel regno dei quanti, dove tutto sembra governato da probabilità e incertezza, gli schemi non scompaiono. Solo che diventano più sottili.
In molti sistemi quantistici — specialmente quelli che derivano da sistemi classici caotici — emergono strutture statistiche:
- Le distribuzioni dei livelli di energia non sono casuali: seguono pattern precisi, studiati per esempio nella teoria del caos quantistico.
- La densità di probabilità nelle funzioni d’onda mostra zone più “frequentate”, anche se non si può prevedere dove apparirà una singola particella.
- L’entanglement tra più particelle segue schemi ricorrenti che si possono misurare e quantificare.
Anche qui, come nel caos classico, gli schemi non sono deterministici, ma si creano nel movimento. NNascono dall’interazione tra le regole del sistema e la sua struttura.
Perché è importante vedere lo schema nel disordine
Riconoscere gli schemi non significa trovare la “formula magica” per prevedere tutto. Significa imparare a leggere il comportamento di un sistema complesso. Significa sapere che anche nel disordine ci sono zone ricorrenti, logiche che si ripresentano.
Questo è vero in fisica, ma anche in altri campi: nei sistemi biologici, nel traffico urbano, nella dinamica dei mercati, nelle reti sociali.
La lezione è semplice: non serve che tutto si ripeta identico per poterlo riconoscere. A volte basta una somiglianza, una regolarità che torna, per capire che c'è struttura anche dove non c'è controllo. Al momento, riconosciamo gli schemi nel flusso, ma non sappiamo se quello che osserviamo è tutto ciò che c’è, o solo una parte visibile di qualcosa di più profondo, che ci sfugge.