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Santa Angela da Foligno, masochista cattolica

Terziaria francescana e mistica canonizzata da Papa Francesco, Angela da Foligno ha fondato la sua spiritualità sul culto del dolore come via di unione con Dio.
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di / 10 Maggio 2025 / RagionVeduta.it


Autore dell'articolo

Santa Angela da Foligno nacque nel 1248 e morì nel 1309. Terziaria francescana e mistica umbra, è tra le figure più radicali della spiritualità medioevale. La sua biografia, dettata a un confessore, è un percorso di annientamento fisico, morale e spirituale.

Questo articolo inaugura il dossier “Sante del dolore. Donne, colpa e lesione nella spiritualità cattolica”, dedicata a figure femminili canonizzate per una mistica fondata sull'automortificazione, il disprezzo del corpo e l'imitazione radicale del Cristo sofferente in croce.

Per Angela, Dio si incontra attraverso il dolore, la fame, il sangue, la perdita, la vergogna. È una delle voci principali del masochismo cristiano femminile, in un secolo — il XIII — dominato dalla teologia della croce e del martirio imitativo di Cristo.

Ritratto allegorico di Santa Angela da Foligno con crocifisso e rotolo con la scritta “Tu sei me, io sono te” su sfondo mistico
Santa Angela da Foligno: unione mistica e annullamento del sé

Angela da Foligno è stata proclamata santa il 9 ottobre 2013 da Papa Francesco, tramite un atto di canonizzazione equipollente. Non si è trattato di un processo formale con miracoli recenti, ma del riconoscimento ufficiale di un culto preesistente, già attestato nei secoli.

Il significato della canonizzazione di S.Angela

Proclamando Angela santa, Papa Francesco ha accreditato ufficialmente la mistica del dolore, che altre volte ha esaltato nel corso del suo pontificato (vedi qui un suo intervento sul dovere di umiliazione).

Si tratta di spiritualità, peraltro centrale nel culto cattolico, che si fonda su:

  • disprezzo di sé,
  • lesione come grazia,
  • sofferenza cercata come unione con Dio.

Nel contesto del pontificato di Bergoglio, spesso presentato come “moderno” e “inclusivo” verso le donne, questa canonizzazione mostra la persistenza di un modello teologico arcaico, centrato appunto sul corpo sofferente, sul sacrificio, sulla colpa e sull'emulazione del Cristo in croce. Il dolore viene celebrato come via privilegiata alla santità.

Dall'agiatezza alla perdita: la “conversione” di Angela

Angela, cresciuta e vissuta in una famiglia cristiana, condusse a lungo una vita agiata da laica benestante. La morte improvvisa della madre, del marito e dei figli segnò una svolta radicale nella sua vita. Da allora scelse uno stile di vita penitenziale, entrando nel Terz’Ordine francescano e dedicandosi alla mortificazione del corpo e alla mistica della sofferenza. Interpretò queste perdite non come sciagure, ma come segni della grazia divina: Dio la spogliava di ogni attaccamento, iniziando la sua purificazione attraverso il dolore.

“Dio mi ha tolto ogni bene terreno affinché io imparassi ad amarlo soltanto.”

Dolore, fame, lacrime e umiliazioni, per Angela, sono necessari

Dopo la conversione mistica, Angela adottò uno stile di vita penitenziale radicale fatto di:

  • digiuni estremi
  • pulizia di latrine nei conventi
  • desiderio di essere pubblicamente disprezzata
  • rifiuto sistematico del conforto

Chiedeva a Dio di farle provare più dolore, non meno.

“O amore mio crocifisso, fammi sentire le tue pene; moltiplicale, non risparmiarle.”
(Memoriale, cap. V)

Per Angela da Foligno, il corpo è una barriera da spezzare

Per Angela, il corpo è un impedimento alla perfezione spirituale. Le sue estasi mistiche sono precedute da crisi di pianto, prostrazione, anoressia. Il linguaggio è viscerale, concreto, doloroso:

“Lo Spirito Santo mi faceva gridare e strapparmi i capelli.”
(Instructiones, IV)

Nella sua esperienza, Dio entra nella carne solo quando la carne è ferita. Il piacere è sospetto; la grazia, invece, lascia lividi.

Il masochismo spirituale come modello per S.Angela

Angela è stata canonizzata santa nel 2013, ma il suo culto fu vivissimo per secoli. Il suo Memoriale, dettato al confessore fra Arnaldo, divenne un testo di riferimento per le terziarie, le mistiche e le donne penitenti. La sua immagine di Dio — un amante crocifisso che si unisce all’anima solo attraverso il dolore — ha ispirato generazioni di devote.

Bere l’acqua di lavature ferite? Estasi mistica di S.Angela

Nel Memoriale, S.Angela racconta un episodio centrale della sua esperienza spirituale. Dopo aver lavato le ferite di un lebbroso, raccolse in un recipiente l’acqua utilizzata per la pulizia e la bevve. Non provò disgusto, ma una gioia intensa e spirituale, descrivendo l’acqua infetta come “più dolce del sangue di Cristo”.

“Dopo aver servito loro queste cose, lavammo i piedi alle donne e le mani agli uomini, soprattutto a un lebbroso che le aveva molto putride e rovinate, e bevemmo parte di quella lavatura.
Provammo tanta dolcezza che percorremmo tutta la via del ritorno con grande soavità, come se ci fossimo comunicate.
Mi sembrò davvero d’aver fatto la comunione, perché provai una grandissima soavità.
Poiché una piccola parte di quelle piaghe mi si era fermata in gola, mi sforzai di deglutirla, ma la coscienza mi impedì di rimuoverla, come se mi fossi comunicata, sebbene volessi farlo, non per buttarla, ma per staccarla dalla gola.”
(Memoriale, S.Angela da Foligno)

Angela interpreta questo atto non come umiliazione, ma come assimilazione sacra del dolore altrui. La contaminazione fisica è per lei segno di unione profonda con Cristo, che si fa corpo ferito nei corpi dei poveri. Non si tratta di carità sociale, ma di un misticismo cruento: il contatto con la malattia è una via alla santità e il disgusto viene trasceso nel godimento spirituale. Non si tratta di un vero e proprio atto di generosità, ma più che altro un mezzo per trascendere la materia usando la situazione per un proprio tornaconto, secondo questa logica, direi perversa.

Conclusione su S.Angela

Santa Angela da Foligno incarna un paradigma di sacralizzazione della sofferenza. La sua spiritualità si fonda su colpa, annullamento, desiderio di patire. Il suo Dio predilige l’anima che si disprezza, si annienta, si consuma.

Un modello che ha segnato a lungo la spiritualità femminile cattolica. Inquieta che sia stata canonizzata non già nel medioevo, ma nel moderno 2013 da Papa Francesco.

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