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Il ruolo della competizione etnica intraspecifica nell’accoglienza migranti

Gli italiani pro immigrazione selvaggia vedono i migranti come risorsa da sfruttare, oltre che strumento per eliminare la concorrenza diretta dei propri connazionali
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di / 26 Luglio 2020 / RagionVeduta.it


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Ho riflettuto a lungo sul perché, malgrado la crisi economica attanaglia da decenni l'ormai ex Bel Paese, Italia, sottogruppi interni al macro gruppo “autoctoni italiani”, soprattutto dell'area politica di sinistra, sono molto attivi nel voler difendere e finanziare gruppi etnici stranieri, detti migranti, trasferendo risorse agli stranieri, sottraendole a nicchie specifiche di autoctoni italiani, fino a ridurre questi ultimi ai limiti della sopravvivenza.

ALTRUISMO INCOERENTE E INCONGRUENTE

Il comportamento di accoglienza migranti, di apparente sensibilità umanitaria, è chiaramente incoerente e contraddittorio. L'accoglienza a senso alterno: la solidarietà non è per tutti, ma per chi conviene.

Sentiamo, non di rado, notizie di cronaca che riferiscono di italiani che si suicidano per dissesti economici, non dovuti alla loro condotta deprecabile, ma a fattori di ordine socioeconomico, fiscali e cosi via e perfino per ottima condotta.

C'è incoerenza nel loro comportamento, innanzitutto, perché la solidarietà prima si fa “in casa” e poi “fuori” o, comunque, se si vuole fare in ogni dove, si fa fuori e in casa, non si fa solo fuori casa. Secondo la logica, cosiddetta, del “buon padre di famiglia”.

LA LEVA DARWINISTICA

Chiedendomi il motivo di questo comportamento anomalo, sono giunta a considerare che possa essere un comportamento correlato alla selezione darwinistica naturale, al concetto etologico di competizione etnica intraspecifica (1), ovvero la competizione interna a medesimi gruppi di appartenenza. Nel caso in discussione, al medesimo gruppo etnico nazionale.

In pratica, il timore di essere assediati, nelle loro posizioni di privilegio, proprio da competitori autoctoni italiani è la leva potente che spinge molti individui autoctoni italiani al supporto dei migranti, quasi sempre individui di basso livello culturale (non concorrenti diretti), a scapito di italiani (concorrenti diretti).

LA GUERRA SOCIALE INTRANAZIONALE

Il migrante economico, tutto sommato, mira a svolgere lavori miseri, non insidia il lavoro di tutti, soprattutto, non insidia gli occupati in posizioni protette, anche per motivi politici.

Quindi, certi soggetti italiani vedono come meno pericolosi e competitivi, per loro, i migranti.

I sostenitori dei migranti, che magari godono di una posizione stabile garantita, si sentono invece assediati dai conterranei, per i quali non hanno simpatia e idee politiche diverse.

Desiderano perciò eliminarli attraverso il favoritismo riservato ai migranti.

Gli italiani pro immigrazione selvaggia vedono i migranti come risorsa utile da sfruttare, oltre che strumento per eliminare la concorrenza diretta dei propri connazionali: vogliono gente che svolga lavori di scarso prestigio, usuranti e a prezzo stracciato – i cosiddetti lavori che gli italiani, i conterranei, non vogliono più fare.

CONCLUSIONE

ll sostegno ai migranti è, quindi, un'arma economica e politica che, a mio avviso, si configura come atto di vera e propria guerra, una “guerra sociale“. In realtà, quindi, apparenti soccorritori umanitari sono solo opportunisti che utilizzano i migranti come una speculazione, un'utilità e anche e soprattutto come strumento per eliminare i competitori diretti conterranei, sia economici, sia politici.

etica relativista

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BIBLIOGRAFIA su competizione naturale intraspecifica

  • “The Struggle for Existence” (La lotta per l'esistenza) (1934) di Georgii Frantsevich Gause, biologo ed evoluzionista sovietico.
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