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Il progetto di sostituzione etnica del Vaticano in Italia

"Il paese è avviato a diventare multietnico e multiculturale in modo radicale". Scriveva, nel 2011, la CEI nel volume “Il cambiamento demografico”
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di Sara Palazzotti | 26 Agosto 2020


“L’italianità sarà solo un ricordo entro il 2050”.

Così pronosticava, nel 2011, il “Comitato per il progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI)” .

Il comitato di clerici cattolici della CEI ((Conferenza Episcopale Italiana)) lo ha scritto nel libro intitolato “Il cambiamento demografico” ((Il cambiamento Demografico – libro)), 174 pagine, pubblicato nell’anno 2011.

Il comitato della CEI ha previsto già da parecchi anni che:

Il paese è avviato a diventare multietnico e multiculturale in modo radicale.

Tu che ne dici?

Previsione o programmazione?

Viste le campagne propagandiste pro immigrati di Bergoglio & C. il dubbio sorge spontaneo.

In quarta di copertina, si legge la dichiarazione del cardinale Camillo Ruini((Camillo Ruini – Wikipedia)), anche presidente della CEI, dal 1991 al 2007:

«Abbiamo bisogno di un’alleanza, o di una grande sinergia, per affrontare la nostra crisi demografica. Per essere efficace, questa sinergia deve rendere consapevoli e coinvolgere ciascuna delle componenti della nostra società, arrivando fino alle persone e alle famiglie. Solo così sarà possibile far entrare, finalmente e sul serio, la questione demografica nell’agenda politica. Lo scopo di questo Rapporto-proposta, al quale hanno lavorato alcuni dei maggiori demografi italiani di varie matrici culturali insieme a studiosi di altre discipline, è far penetrare nell’intero corpo sociale la consapevolezza della sfida demografica con cui l’Italia deve inevitabilmente misurarsi».

Camillo Ruini

«Oltre 60 milioni di persone, di cui una ogni 13 proviene da altri paesi. I meno che ventenni sono via via scesi fino a uno ogni cinque residenti e sono pressoché pari al numero degli ultrasessantacinquenni, mentre gli ultranovantenni hanno quasi raggiunto il mezzo milione di unità. Un paese in cui la frequenza di nascite si colloca stabilmente sotto le 600mila unità annue, ossia circa 150mila in meno di quante sarebbero necessarie. Il tutto mentre la durata media della vita ha superato gli 80 anni, la mortalità infantile ha raggiunto livelli minimi quasi fisiologici e la fecondità si è attestata attorno alla media di 1,4 figli per donna. È questa, in estrema sintesi, la fotografia demografica dell’Italia dei nostri giorni. È una realtà sulla quale sembra doveroso interrogarci per capire quali siano i nodi problematici e, soprattutto, quali siano le sfide che ci attendono nel futuro».

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