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Cabala ebraica, gli ostacoli persistenti non sono predestinazione

L’idea di reincarnazione (gilgulim) non è vista come punizione, ma come meccanismo pedagogico dell’universo.
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Di Sara Palazzotti / 6 Giugno 2025 / RagionVeduta.it

La tradizione cristiana occidentale, a partire da Agostino, ha costruito una teologia della salvezza fondata sulla predestinazione. La Cabala, invece, propone una visione dinamica e circolare dell’anima, fondata sul concetto di tikkun (riparazione) e gilgul (reincarnazione). La Cabala ebraica propone un modello in cui ogni ostacolo è un messaggio e ogni ricorrenza una possibilità di trasformazione.

Cabala ebraica: riparazione e reincarnazione

Nella Cabala ebraica, l’anima non è giudicata una volta per tutte. Ogni incarnazione e discesa nel mondo materiale (malkhut) è un’opportunità di lavoro spirituale. Il concetto chiave è il tikkun: la riparazione. Questo processo può richiedere più vite.

Il Sefer haGilgulim, attribuito a Isaac Luria (XVI secolo), afferma:

“Le anime non sono punite, ma riportate nel mondo finché non completano ciò che è stato lasciato imperfetto.”

Non esistono anime “scelte” o “scartate” in senso assoluto come nel concetto di predestinazione agostiniana di cui abbiamo parlato qui.

Tempo lineare vs tempo ciclico

La teologia agostiniana si muove su un asse lineare: creazione, caduta, giudizio, salvezza o dannazione eterna. La Cabala, invece, opera su un modello ciclico: le anime tornano, si correggono, si elevano. L’idea di reincarnazione (gilgulim) non è vista come punizione, ma come meccanismo pedagogico dell’universo.

Senso della prova e del dolore

Per Agostino, il dolore può essere segno della condanna o prova per i giusti, ma il suo significato è leggibile solo in retrospettiva, nella luce della grazia ricevuta.
Per la Cabala, ogni ostacolo ricorrente è un richiamo preciso: un’indicazione di dove l’anima deve operare il proprio tikkun. Il dolore ha una funzione evolutiva.

Responsabilità spirituale

Nel pensiero agostiniano, l’uomo non può “salvarsi da solo”. La volontà è debole, la grazia è tutto.
Nella Cabala, invece, l’uomo ha una responsabilità personale nella crescita spirituale. Il libero arbitrio è reale, anche se condizionato, e ogni azione può contribuire alla correzione del mondo (tikkun olam).

La Cabala non insegna la predestinazione alla maniera agostiniana. Esiste sempre una possibilità di scelta. L’anima non è prigioniera della sua condizione: può reagire, cambiare prospettiva, trasformare la propria risposta.

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