Conclave 2025: Chi sarà il nuovo papa? Analisi geopolitica
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Scheda e contatti
Con la morte di Papa Francesco il 21 aprile 2025, si è aperto il periodo di Sede Vacante, che si concluderà con il conclave previsto entro il 10 maggio.
La Chiesa cattolica si trova oggi a un bivio: il nuovo pontefice dovrà affrontare sfide geopolitiche impegnative, in un mondo sempre più frammentato e competitivo.

La crisi di consenso in Italia
In Italia, culla storica della Chiesa cattolica, il legame con il Vaticano è profondo e radicato. Tuttavia, negli ultimi decenni, il consenso popolare si è eroso sotto l’effetto della secolarizzazione, degli scandali finanziari e delle scelte politiche controverse, in particolare sui temi migratori.
Un pontefice italiano – che manca dall’elezione di Albino Luciani, salito al soglio pontificio con il nome di Giovanni Paolo I nel 1978 – potrebbe non solo ricucire il rapporto con gli italiani, ma anche ristabilire il radicamento territoriale del cattolicesimo, fondamentale per la stabilità geopolitica del Vaticano. Giovanni Paolo I, detto il “Papa del sorriso”, governò per soli 33 giorni, morendo improvvisamente il 28 settembre 1978.
Prima di lui, l'ultimo Papa italiano era stato Paolo VI, eletto nel 1963 e deceduto il 6 agosto 1978.
Dal 1978, con l’elezione di Papi stranieri, il distacco degli italiani dalla Chiesa si è accentuato.
Quando nel 2013 fu scelto Jorge Mario Bergoglio, argentino di origine piemontese, si tentò un riavvicinamento simbolico: pur essendo straniero, Bergoglio era figlio di emigranti italiani. Tuttavia, le sue politiche globaliste e la forte enfasi sulla migrantomania hanno progressivamente allontanato ampi settori della popolazione italiana.
Roma resta il fulcro geopolitico del papato: senza un forte legame con l’Italia, il Vaticano rischia l'isolamento e la perdita di una base storica imprescindibile.
Il conclave 2025 e la concorrenza religiosa in Africa
L'espansione del protestantesimo americano in Africa
In Africa, il protestantesimo di matrice americana sta guadagnando terreno rapidamente.
Attraverso mega-chiese, reti mediatiche e la diffusione di modelli culturali afroamericani.
Anche grazie a internet, si è diffuso in africa un cristianesimo di matrice protestante afroamericana, incentrato sulla prosperità economica e sul successo personale e imprenditoriale.
Definito “gospel della prosperità” è attraente per le giovani generazioni africane, che vedono nella fede protestante una promessa di benessere immediato, in contrasto con la teologia cattolica del sacrificio e della salvezza post mortem.
La strategia di espansione dell'islam in Africa
L'islam si presenta invece come un competitore più simile al cattolicesimo.
Offre una visione universale della fede, una struttura comunitaria solida e una presenza istituzionale capillare.
In Africa, l'islam si espande fornendo reti educative, assistenza sanitaria, aiuti umanitari e supporto sociale, soprattutto in aree dove gli Stati sono deboli o assenti.
A differenza del cattolicesimo, l’islam integra vita religiosa e organizzazione sociale in un'unica proposta coerente, conquistando fette crescenti di popolazione.
Il conclave 2025 e le tensioni con la Chiesa ortodossa
La relazione con l'ortodossia orientale è diventata ancora più fragile dopo la crisi ucraina.
Il sostegno vaticano all’Occidente ha rafforzato il sospetto delle Chiese ortodosse, in particolare del Patriarcato di Mosca.
L'elezione di un Papa proveniente dall'Europa orientale, come Péter Erdő, potrebbe essere percepito come tentativo di espansione a est, rischiando di chiudere definitivamente ogni spazio di dialogo.
Conclave 2025: i principali papabili al soglio pontificio
Pietro Parolin (Italia), diplomatico, non è un teologo né un carismatico

Pietro Parolin è attualmente Segretario di Stato della Santa Sede, carica che lo rende il principale architetto della diplomazia vaticana.
Considerato un uomo di apparato, Parolin è stimato per la sua abilità diplomatica, la moderazione dei toni e la capacità di tessere alleanze silenziose.
La sua fede si esprime nella gestione diplomatica della Chiesa, più che nella predicazione o nella guida spirituale diretta dei fedeli. Dal punto di vista geopolitico, un pontificato di Parolin sarebbe un ritorno al protagonismo italiano nel cattolicesimo, rafforzando il legame con Roma e favorendo un ritorno di consensi dalla nazione che ha consentito l'esistenza del Vaticano entro la sua capitale.
Matteo Zuppi (Italia), cattocomunista e importa migranti

Arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Matteo Zuppi incarna il modello del cattocomunismo.
Formatosi nella Comunità di Sant'Egidio, ha impostato la sua azione pastorale sull’accoglienza indiscriminata dei migranti, sul dialogo interreligioso senza reciprocità e su una visione politica della fede incentrata su ideali progressisti e scevro di spiritualità.
Proseguirebbe l’impostazione bergogliana su migrantomania e dialogo interreligioso, con continuità di conduzione globalista della Chiesa.
Dal punto di vista geopolitico, un pontificato di Zuppi rafforzerebbe il legame con le agende internazionali globaliste, ma farebbe perdere ulteriore consenso in Italia.
Robert Sarah (Guinea), tradizionalista penitente

Originario della Guinea, ex prefetto della Congregazione per il Culto Divino, Robert Sarah rappresenta il volto più rigoroso del cattolicesimo tradizionale in ambito africano.
Difensore della liturgia romana tradizionale, critico verso le derive progressiste, Sarah ha sempre sostenuto la necessità di una Chiesa verticale, obbediente alla dottrina, senza cedimenti alle mode culturali contemporanee.
La sua spiritualità è ascetica e severa: radicata nella preghiera, nella penitenza, nella centralità dell'Eucaristia e nel primato della verità dottrinale sulla prassi pastorale.
Dal punto di vista geopolitico, la sua elezione sarebbe una rottura netta con il pontificato di Francesco. Tuttavia, in Africa, Sarah si troverebbe a operare in un contesto difficile. L’islam cresce rapidamente, strutturato e radicato. Il protestantesimo americano attrae le giovani generazioni con un modello di successo materiale.
Peter Turkson (Ghana), moderato

Originario del Ghana, Peter Turkson è stato a lungo considerato uno dei principali volti del cattolicesimo africano all'interno del Vaticano.
Ex presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, e poi prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Turkson ha costruito la sua immagine su temi come la giustizia sociale, la lotta alla povertà e il dialogo con il Sud del mondo.
A differenza di Robert Sarah, Turkson non è un conservatore liturgico: il suo approccio spirituale è moderato, volto a integrare l'insegnamento tradizionale con la sensibilità contemporanea verso l'ambiente, i diritti umani e le disuguaglianze globali.
Dal punto di vista geopolitico, la sua elezione rappresenterebbe una scelta di continuità soft con il pontificato di Francesco. Tuttavia, in un’Africa attraversata da concorrenza religiosa tra protestantesimo e islam, sarebbe poco identitaria e attrattiva, anche se meno tradizionalmente masochistica di Sarah.
Péter Erdő (Ungheria), conservatore

Cardinale di Budapest, Péter Erdő è una delle figure principali del cattolicesimo tradizionale dell’Europa centrale. Giurista di formazione, specializzato in diritto canonico, ha servito come presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa, consolidando un profilo istituzionale, conservatore e accademico.
Spiritualità sobria, radicata nella difesa dell'ortodossia dottrinale e nella centralità del diritto ecclesiastico. Erdő rappresenta una Chiesa disciplinata, ordinata, gerarchica, lontana tanto dal populismo liturgico quanto dal progressismo sociale.
Marc Ouellet (Canada), burocrate e teologo

Originario del Québec, Marc Ouellet ha avuto una lunga carriera ai vertici della Curia romana, soprattutto come prefetto della Congregazione per i Vescovi.
Figura di formazione teologica solida, ma senza tratti carismatici rilevanti, Ouellet rappresenta un cattolicesimo moderato, istituzionale e pragmatico.
La sua spiritualità si muove nell’ambito della tradizione dottrinale, ma con una certa apertura diplomatica verso il mondo contemporaneo.
Non è un innovatore, né un restauratore: il suo stile è quello dell'amministratore ecclesiastico.
Jean-Claude Hollerich (Lussemburgo), gesuita progressista

Gesuita, arcivescovo di Lussemburgo e relatore generale del Sinodo sulla sinodalità, Jean-Claude Hollerich è il più affine a Bergoglio anche se più istituzionale. Uno dei principali esponenti dell’ala progressista europea della Chiesa cattolica.
Formatosi in Giappone, con forte sensibilità internazionale, è noto per le sue aperture su temi dottrinali tradizionalmente non negoziabili. Non mette al centro la tradizione, ma la negoziazione comunitaria del senso religioso, in un’ottica fluida e decentrata.
Luis Antonio Tagle (Filippine) spiritualità semplice e popolare

Filippino, ex arcivescovo di Manila e oggi pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, Luis Antonio Tagle è una delle figure chiave del cattolicesimo asiatico contemporaneo.
Considerato molto vicino a Jorge Mario Bergoglio, Tagle incarna una spiritualità sentimentale, inclusiva e missionaria, fortemente orientata alla pastorale del popolo semplice più che alla difesa della dottrina.
La sua visione della fede è improntata all'emozione religiosa più che alla riflessione teologica: predilige il linguaggio della compassione, della misericordia e dell'accoglienza, mentre raramente si esprime in difesa dei principi non negoziabili della tradizione cattolica. Vede la Chiesa non più come un'autorità universale, ma come una comunità globale di popoli differenti, senza un’identità dottrinale forte.
Pronostico per il conclave 2025
Alla luce del contesto attuale, un ritorno a un Papa italiano appare come l’opzione più logica per tentare di ricucire i rapporti con l'Italia e stabilizzare il Vaticano nella sua sede storica.
Pietro Parolin emerge come il candidato più adatto a garantire una transizione ordinata e a mantenere un profilo geopolitico saldo, senza scossoni.
Tuttavia, non si può escludere del tutto l’ipotesi di una forzatura globale, con l’elezione di un Papa africano o asiatico per proseguire sulla linea di Francesco, a costo di accentuare ulteriormente il distacco dall'Europa.
Qualsiasi sia la scelta, c'è ben poco di spirituale. Per non dire, nulla.