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Ridurre la crescita di popolazione per controllare il clima, lo dice la UE

Le emissioni globali di biossido di carbonio aumentano a causa di invecchiamento, crescita numerica della popolazione e conseguente urbanizzazione.
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di Sara Palazzotti | 15 Febbraio 2021


Lo apprendiamo da un articolo, datato 14/10/2010, pubblicato sul sito “CORDIS, RISULTATI DELLA RICERCA DELLA UE“: la demografia influisce sul cambiamento climatico ((Cambiamento climatico: anche la demografia conta – Cordis UE)).

Un gruppo di scienziati tedeschi, austriaci e statunitensi ha pubblicato un articolo sulla rivista scientifica “Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS)” nel quale dichiarano che il controllo della crescita demografica (riduzione di crescita della popolazione) potrebbe favorire la riduzione delle emissioni di biossido di carbonio fino al 29%.

crescita demografica e inquinamento

Grazie al controllo demografico, secondo i ricercatori, Sarebbe così possibile ottenere la riduzione di emissioni obiettivo per il 2050. Con una maggiore pressione, sarebbe addirittura possibile rrivare ad una riduzione di emissioni fino al 40%, sostengono:

L’eventuale rallentamento della crescita della popolazione non sarebbe sufficiente a risolvere il problema climatico, ma potrebbe dare un contributo positivo, soprattutto sul lungo termine. Le demografia rivestirà un ruolo determinante per le emissioni di gas a effetto serra nei prossimi 40 anni. L’urbanizzazione avrà poi un’importanza strategica in molti paesi in via di sviluppo, soprattutto in Cina e India, mentre l’invecchiamento della popolazione sarà significativo per i paesi industrializzati.

Brian O’Neill del Centro statunitense per la ricerca sull’atmosfera, National Center for Atmospheric Research – NCAR

Oggi come oggi un rallentamento dell’aumento della popolazione nei paesi in via di sviluppo potrebbe influire in modo determinante sulla popolazione mondiale. Tuttavia, anche nei paesi industrializzati una crescita della popolazione ridotta avrebbe un ruolo significativo in virtù del più alto consumo energetico pro capite.

Shonali Pachauri dell’Istituto internazionale di analisi applicata dei sistemi, International Institute for Applied Systems Analysis (Austria)

I risultati della ricerca si fondano su un innovativo modello computerizzato denominato “Population-Environment-Technology model – PET”. Il modello di simulazione permette di valutare una serie di scenari con dati su consumo energetico,crescita economica ed emissioni inquinanti. Le variabili considerate sono:

  • età degli individui
  • numero dei componenti delle famiglie
  • tipo di ambiente, se urbano o rurale
  • offerta di manodopera
  • domanda di beni di consumo

Esaminando la relazione tra le dinamiche che hanno interessato la popolazione e le emissioni di gas a effetto serra, questa ricerca davvero innovativa ci ha consentito di meglio comprendere in che misura i nostri comportamenti, le nostre decisioni e il nostro stile di vita si ripercuotono sull’andamento del futuro cambiamento climatico

Sarah Ruth, della Fondazione statunitense per la scienza (National Science Foundation – NSF)

Nell’articolo, dichiarano che gli scienziati sono consapevoli della correlazione tra demografia, emissioni di gas e “effetto serra” da parecchio tempo.

CONCLUSIONI

Prendiamo atto che, se ne sono consapevoli da parecchio tempo, ne danno informazione un po’ tardi.

Nel 2020, è entrato in culmine, dopo anni di crisi economiche organizzate, il più grande sterminio di massa programmato della storia dell’umanità?

Almeno, sono usciti allo scoperto: la guerra per la sopravvivenza è aperta, qualcuno è avvantaggiato e altri svantaggiati: legge di natura, il darwinismo ha sempre ragione. Con la natura, madre e matrigna, non si discute: lo spazio e le risorse terrestri sono limitate, non c’è posto per tutti e di più!

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