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Pontefice: origine romana pagana del Papa cattolico

La figura del Papa come Pontifex non è evangelica, ma il risultato di una operazione sincretica: la creazione di una religione unica che potesse unire sotto l'impero romano i diversi popoli conquistati, dominati e annessi
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di / 9 Maggio 2025 / RagionVeduta.it


La parola pontefice è oggi comunemente associata al Papa della Chiesa cattolica e a una natura evangelica. L’etimologia e la storia del termine raccontano una realtà ben più complessa, lontana dalla figura di Gesù Cristo e vicina alle tradizioni dell'impero romano.

Illustrazione allegorica dell'evoluzione del pontefice: da ingegnere romano a pontefice massimo pagano fino al papa cristiano, con simboli di potere, religione e continuità istituzionale.
Origine del pontefice: da costruttore e imperatore romano a papa cristiano

Alle origini, il Pontefice (Pontifex) aveva incarico pratico, non sacro

L'etimologia è chiara: il significato è costruttore di ponti; “pons” (ponte) e “facere” (fare). In origine, dunque, il “pontifex” non era un sacerdote, ma un funzionario incaricato di controllare opere pubbliche strategiche.

Il primo pontefice: Numa Marcio

Il terminepontifex1 nasce nella Roma monarchica pagana, intorno al VI secolo a.C., come titolo attribuito a chi sovrintendeva alla costruzione e alla manutenzione dei ponti, infrastrutture vitali per il controllo del territorio.

Numa Marcio: secondo la tradizione, fu il primo pontifex maximus, nominato dal re Numa Pompilio nel VII secolo a.C. Secondo Tito Livio (Ab Urbe Condita, I, 20) e Plutarco (Vita di Numa, 21), Numa Marcio fu incaricato da Numa Pompilio di sovrintendere al culto religioso ufficiale, con il compito di: conservare le formule rituali e i regolamenti sacri (ius divinum); regolare i riti pubblici; curare il calendario sacro; sorvegliare i sacerdoti e i collegi religiosi.

La sua figura non è documentata da fonti coeve, ma appartiene alla tradizione annalistica romana. Serve a legittimare retroattivamente la struttura religiosa della Repubblica attraverso una genealogia sacra che parte da un tempo mitico.

In realtà, solo in un secondo momento, tra il V e il IV secolo a.C., la carica assume una valenza rituale pagana. Alcuni ponti, come il Pons Sublicius sul Tevere, erano ritenuti sacri e soggetti a prescrizioni religiose. L’attività di costruzione e custodia divenne anche sorveglianza del rapporto tra città e divinità. Così il titolo passò progressivamente ad assumere un carattere religioso, fino alla formazione del collegio sacerdotale dei “pontifices”, con competenze su riti pubblici, calendario e diritto sacro.

Il “pontifex maximus”: religione e potere a Roma

Il “pontifex maximus” era il capo del collegio e divenne autorità massima in materia di culto. Definiva i giorni fasti e nefasti, controllava le celebrazioni, interpretava gli auspici.

Giulio Cesare Pontifex

Nel 63 a.C., Giulio Cesare divenne pontefice per elezione. Giulio Cesare si candidò contro due importanti senatori più anziani e influenti: Quinto Lutazio Catulo e Publio Servilio Vatia Isaurico.

Imperatore Augusto Pontifex

Con Augusto, nel 12 d.C. il titolo divenne parte integrante dell'auctoritas imperiale (senza ulteriore nomina necessaria) con la concentrazione del potere politico e religioso detenuti entrambi dagli imperatori.

Pontefici romani pre-cristiani

Il “pontifex” (pontefice) non aveva funzioni spirituali nel senso cristiano: non guidava la fede individuale, ma regolava il tempo sacro. Questo significa che non stabiliva ciò che le persone dovevano credere, ma determinava quando e come avrebbero dovuto partecipare ai riti pubblici, in funzione della stabilità sociale e della legittimità del potere.

Lista dei Pontifices Maximi (Pontefice Massimo) della Repubblica Romana a noi noti

NomeAnni in caricaProfessione / Ruolo pubblico
Tiberio Coruncanio254–243 a.C.Giurista, primo plebeo pontifex maximus
Lucio Cecilio Metello243–221 a.C.Console, militare
Lucio Cornelio Lentulo217–213 a.C.Politico patrizio
Publio Licinio Crasso Dives212–183 a.C.Console, oratore
Gaio Servilio Gemino183–180 a.C.Pretore, senatore
Marco Emilio Lepido (senior)180–152 a.C.Console, censor, militare
Scipione Nasica Corculo150–141 a.C.Console, console di famiglia nobile
Scipione Nasica Serapione141–132 a.C.Console, diplomatico
Publio Mucio Scevola130–115 a.C.Giurista, console
Lucio Cecilio Metello Dalmatico114–103 a.C.Console, comandante militare
Gneo Domizio Enobarbo103–89 a.C.Tribuno della plebe, console
Quinto Mucio Scevola89–82 a.C.Giurista, console
Quinto Cecilio Metello Pio81–63 a.C.Console, generale, sostenitore di Silla
Gaio Giulio Cesare63–44 a.C.Generale, oratore, dittatore (dal 49 a.C.)
Marco Emilio Lepido (junior)44–12 a.C.Console, triumviro (alleato di Antonio e Ottaviano)

Transizione imperiale

NomeAnni in caricaProfessione / Ruolo pubblico
Ottaviano Augustodal 12 a.C.Imperatore, fondatore del Principato

Dopo la morte di Lepido nel 12 a.C., il titolo fu assunto da Ottaviano Augusto, segnando l'inizio della tradizione imperiale di detenere la carica di pontifex maximus.

Incorporazione di pontefice nel cristianesimo

Nel IV secolo, quando il cristianesimo divenne religione ufficiale dell’Impero romano con l’Editto di Tessalonica (27 febbraio 380 d.C.), l’intero sistema simbolico e istituzionale romano fu ristrutturato.

L’imperatore Graziano rinunciò al titolo di “pontifex maximus” nel 382 d.C., considerandolo incompatibile con la nuova fede. Ma il titolo non fu abolito: fu il vescovo di Roma ad assumerlo progressivamente, prima di fatto, poi anche formalmente.

La piena incorporazione del Pontefice pagano nel cristianesimo simbolico si consolidò tra V e VI secolo.

Il Papa si presentò così come erede della funzione sacrale imperiale: non un profeta, ma un garante dell’ordine religioso pubblico, esattamente come i suoi predecessori pagani. Il pontefice cristiano non è un ponte tra uomo e Dio in senso astratto, ma una figura istituzionale che centralizza la gestione del sacro, secondo un modello romano.

Un potere che cambia veste ma non logica

Il titolo di pontifex, ereditato dalla Roma pagana, dimostra la continuità tra l’ordine imperiale romano pagano e quello cristiano. Il lessico resta, resta il titolo, così come la struttura: la Chiesa cattolica assume l’organizzazione, in parte la ritualità e la gestione pubblica del sacro, proprie della religione imperiale.

Non si tratta di una rottura, ma di una sostituzione funzionale. Il cristianesimo non abolisce completamente l’ordine religioso precedente, si integra.

Il vescovo diventa pontifex maximus come proseguimento istituzionale. Il potere religioso cambia narrativa ma eredita l’organizzazione, la ritualità, la gerarchia e la funzione del sacro tipiche dell’impero romano pagano.

Conclusione

Il titolo di “pontefice” è un residuo evidente di un passato pagano che la Chiesa cattolica romana ha assorbito. Pur poi presentandosi come avversa e distaccata dal paganesimo di cui ha incorporato diverse usanze, che la persona media religiosa ignora completamente.

La figura del Papa come sommo pontefice non nasce dai Vangeli, ma da una trasformazione politica e religiosa avvenuta nei secoli dell’Impero. Fu il risultato di un processo sincretico che mirava a creare una religione ufficiale capace di unificare i culti locali dei popoli conquistati, sotto una struttura sacra centralizzata funzionale al potere imperiale.

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BIBLIOGRAFIA - Pontefice: origine romana pagana del Papa cattolico

  1. Ponteficie – Treccani ↩︎
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